di Gaetano Armao (prof. di contabilità pubblica – Università di Palermo)
C’è un luogo a Palermo, al secondo piano di quella che fu la sede centrale dell’Università, poi divenuta la Facoltà di Giurisprudenza ed adesso Scuola delle scienze giuridiche ed economico-sociali, che ha ospitato gli studi, le ansie, i percorsi scientifici di tanti giuspubblicisti, in gran parte nati in Città.
Un cenacolo nel quale si sono altresì formate, per alcuni, le basi per la passione per le istituzioni e dell’impegno amministrativo e politico.
Si tratta dell’Istituto di diritto pubblico, poi divenuto Dipartimento di diritto pubblico, sotto la purtroppo breve direzione di Antonio A. Romano (1937-1996), professore di diritto costituzionale.
E lì è nata e si è sviluppata la Scuola palermitana di diritto pubblico[1]: stessa biblioteca nella quale hanno a lungo studiato e che oggi raccoglie anche i loro scritti, stesse stanze nelle quali si sono incrociati i confronti tra tesi giuridiche, intramezzati da qualche battuta sulla politica tra colleghi-amici; un laboratorio che ha formato studiosi, ma con la responsabilità dell’impegno civile.
I corsi di questi professori sono stati e sono seguiti da migliaia di docenti, magistrati, avvocati, notai, giornalisti, dirigenti, esponenti delle forze dell’ordine.
Il caposcuola è Vittorio Emanuele Orlando (1860-1952) fondatore, con la prolusione tenuta a Palermo l’8 gennaio 1889, della Scuola italiana di diritto pubblico intesa quale corollario della nozione di Stato liberale nazionale[2] e della rivista che ne interpreterà il pensiero; l’Archivio di diritto pubblico (1891) poi Rivista di diritto pubblico[3]. Orlando si dedicherà, successivamente, all’impegno parlamentare, sino alla Presidenza della Camera e nel Governo, del quale assunse la Presidenza nel 1917. Quindi l’eclisse con l’avvento del fascismo sino all’elezione alla Costituente ed al ruolo di Padre della Repubblica.
Negli anni della fondazione della Scuola insegnava diritto costituzionale a Palermo Alessandro Paternostro (1852- 1899),dal 1888 al 1892 consigliere giuridico del ministero della Giustizia giapponese, deputato e poi membro del “Comitato dei sette’” incaricato dell’inchiesta parlamentare sullo scandalo della Banca Romana.
Altro grande esponente della Scuola Gaetano Mosca (1858-1941), che elaborò la teoria della «classe politica» e fu precursore della teoria delle élites; divenutosegretario particolare di Antonio Starabba di Rudinì, allora presidente palermitano del Consiglio, sarà quindi eletto deputato in Sicilia, Sottosegretario nei Governi Salandra, poi senatore del Regno.
Sono anni nei quali l’Università assume un ruolo di punta nella modernizzazione dell’isola, un rinnovamento che accompagnò anche lo sviluppo economico ed industriale palermitano[4].
Con Orlando, nella “bottega” palermitana “di artigianato giuridico“[5], si formò Santi Romano (1875-1941), tra i massimi giuristi italiani del ‘900, che dopo il trasferimento all’Università di Roma, diverrà senatore e Presidente del Consiglio di Stato per più di quindici anni.
Si consolida così una Scuola la cui incidenza mette in luce quella che S. Cassese ha definito “l’ambiguità della costruzione statale” che nasce al nord ma trova al sud, e sopratutto in Sicilia, gli artefici della sua “armatura concettuale“[6].
Tra gli allievi della Scuola palermitana, poi divenuti docenti, si distinguono Giovanni Salemi(1884-1973),professore didiritto amministrativo, che presiederà la Commissione incaricata di redigere il progetto dello Statuto siciliano e diverrà componente del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana. Suo coetaneo e professore di diritto costituzionale Gaspare Ambrosini (1886-1955), anch’egli tra i padri dell’autonomia regionale, diverrà deputato alla Costituente, giudice dell’Alta Corte per la Regione Siciliana e poi Presidente della Corte costituzionale e che all’Università ha donato la sua biblioteca.
Ha insegnato diritto costituzionale a Palermo anche Franco Restivo (1911-1976),deputato all’Assemblea Costituente,Presidente della Regione e poi più volte Ministro; anche Salvatore Catinella (1907-1973),professore di diritto costituzionale comparato della stessa Università, sarà componente dell’Alta Corte.
Pietro Virga (1920-2004),allievo di Salemi, al termine della II guerra mondiale, apre la Scuola palermitana all’influenza dei valori costituzionali (fondamentali i suoi studi sulla Regione ed il partito politico)[7] e diverrà, all’inizio degli anni ’50, assessore nella Giunta comunale guidata dal collega Gioacchino Scaduto.
È tuttavia tra i suoi allievi che l’impegno negli studi di diritto pubblico si lega a quello, crescente, nelle istituzioni. Mentre due di loro, Guido Corso (1940) e Salvatore Raimondi (1941), ne raccoglieranno l’eredità scientifica dedicandosi all’insegnamento ed alla professione forense, altri coltiveranno anche l’impegno politico e raggiungeranno alte cariche istituzionali.
Sergio Mattarella (1941), per l’appunto, assistente di diritto costituzionale e poi professore diritto parlamentare ed anche Presidente dell’Opera universitaria, sarà poi più volte deputato, ministro ed anche vicepresidente del Consiglio dei ministri, giudice costituzionale ed oggi Capo dello Stato; Leoluca Orlando (1947), docente di diritto regionale, consulente di Piersanti Mattarella, poi parlamentare nazionale e regionale, più volte consigliere comunale, assessore e longevo Sindaco di Palermo.
Uniranno agli studi pubblicistici l’esperienza sindacale, per poi approdare in politica: Vito Riggio (1947), docente di diritto pubblico, anch’egli parlamentare, sottosegretario nel Governo Ciampi, membro del CNEL ed oggi Presidente dell’Enac e Luigi Cocilovo (1947), segretario generale della CISL, membro del CNEL e successivamente componente e vicepresidente del Parlamento europeo.
Quindi Enrico La Loggia (1947), che dopo esser stato assessore comunale, diverrà senatore e capogruppo di FI, ministro (porta il suo nome la legge di attuazione della riforma costituzionale del 2001) e oggi vicepresidente dell’organo di autogoverno della Corte dei conti ed Andrea Piraino (1946) che, divenuto Segretario regionale dell’Anci, verrà candidato a sindaco di Palermo e poi sarà componente del Governo regionale.
Filippo Salvia (1935) e Franco Teresi (1935-2012), invece, approdati all’insegnamento, rispettivamente di diritto amministrativo e di diritto costituzionale dopo un’esperienza innovativa da dirigenti della Regione negli anni ’70, diverranno giudici del Consiglio di giustizia amministrativa.
Infine l’ultima generazione: Giovanni Pitruzzella (1959), costituzionalista ed oggi Presidente dell’Antitrust; Giuseppe Verde (1963), anch’egli costituzionalista, Preside di Giurisprudenza e presidente della Commissione paritetica Stato-Regione; Giuseppe Lauricella (1960), che ha insegnato a lungo a Catania e sarà dapprima Vicepresidente del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, poi parlamentare nazionale e chi scrive (1962), che tra impegno universitario e professionale, ha vissuto più volte l’appassionante esperienza di assessore regionale, da ultimo all’economia.
Tra i giovani studiosi più brillanti legati alla Scuola va annoverato anche Bernardo G. Mattarella (1968),professore di diritto amministrativo nell’Università di Siena e figlio del Presidente, che all’Università di Palermo si è laureato per poi trasferirsi a Roma dove, dopo studi negli USA, è cresciuto accademicamente.
E nel 2012 tocca finalmente ad una donna, diviene deputato regionale Alice Anselmo (1977), allieva della Scuola (come suo padre Aurelio che ha insegnato diritto parlamentare dopo l’elezione al Parlamento di Mattarella), anche se poi impegnata all’Universita’ Kore di Enna.
Per chi ha frequentato quelle stanze, appartenendo ad unastraordinaria Scuola giuridica, resta un’indimenticabile legame tra la gli studi giuspubblicistici e l’impegno civile che ne ha cambiato la vita. Una Scuola che continua a formare giuristi e cittadini consapevoli delle proprie responsabilità.
Dei valori e della cultura giuridica di quella Scuola è stato ed è interprete Sergio Mattarella. E già il messaggio del Presidente della Repubblica al Parlamento nel giorno del giuramento esprime queste sensibilità: il rispetto delle garanzie costituzionali, l’ineludibilità delle riforme, l’attenzione al Mezzogiorno.
[1] G. CIANFEROTTI, Lo Stato nazionale e la nuova scienza del diritto pubblico, in http://www.treccani.it/enciclopedia/lo-stato-nazionale-e-la-nuova-scienza-del-diritto-pubblico_%28Il_Contributo_italiano_alla_storia_del_Pensiero:_Diritto%29/
[2] G. CIANFEROTTI, La prolusione di Orlando. Il paradigma pandettistico, i nuovi giuristi universitari e lo Stato liberale, in Riv. trim. dir. pubb., 1989, 995 e ss.
[3] A. SANDULLI, Costruire lo Stato: la scienza del diritto amministrativo in Italia, 1800-1945, Milano, 2009, 72.
[4] G. CIANFEROTTI, V.E. Orlando, in http://www.treccani.it/enciclopedia/vittorio-emanuele-orlando_%28Dizionario-Biografico%29/
[5] S. RAIMONDI, Presentazione del Convegno nel 150′ della nascita di V. E. Orlando, in http://www.studioraimondi.it/olocms_raimondi/files/pages/Raimondi%20V_E_%20ORLANDO%20presentazione%20copia.pdf
[6] S. CASSESE, Governare gli italiani. Storia dello Stato, Bologna, 2014, 29.
[7] G.CORSO, Virga Pietro, in DBGI, II, 2052-2053.