di
Gaetano Armao
La trasformazione di IRFIS in società finanziaria specializzata in attività di credito agevolato ed erogazione di finanziamenti su fondi regionali e la conseguente iscrizione nell’elenco degli intermediari finanziari ai sensi dell’art. 106 TUB avvenuta nel corso del 2011 rappresenta uno dei passaggi di un progetto più ampio che non si è ancora concluso e che prevede il rafforzamento di IRFIS come intermediario finanziario che opera esclusivamente a sostegno dell’economia e delle imprese siciliane.
Anche la Regione siciliana si e’ così dotata di una finanziaria regionale che possa operare a sostegno delle imprese con logica e professionalità private, in raccordo con le istituzioni finanziarie comunitarie (BEI e FEI), con quelle nazionali (CCDDPP, Banca del Mezzogiorno) e con il sistema bancario regionale.
Analogamente a quanto avvenuto nelle principali Regioni italiane (Finlombarda. Finpiemonte, Sviluppo Lazio, Friulia, Sfirs) anche la Sicilia si dota di una finanziaria regionale. Ossia di un soggetto tecnico che possa supportare ed assistere la Regione nella progettazione, definizione ed attuazione delle politiche e degli interventi a sostegno del sistema economico, imprenditoriale ed occupazionale regionale.
E’ utile in questa sede ricordare che nel corso del 2011 molte critiche sono state sollevate sulla trasformazione di IRFIS in società finanziaria.
Come più volte rappresentato il progetto IRFIS Finsicilia è nato per dare finalmente un ruolo ad un istituto che da alcuni anni ricopriva una posizione marginale e precaria all’interno del Gruppo bancario di appartenenza perdendo ogni indirizzo gestionale.
Il Gruppo bancario che ne aveva valutato l’incorporazione, ha poi ritenuto di separare l’azienda bancaria (conseguentemente acquisita) dalla struttura aziendale finanziaria passata, come meglio si vedrà, in proprietà della Regione secondo il modulo organizzativo dell’in house providing.
Come noto, tale ormai noto istituito giuridico identifica il fenomeno di “autoproduzione” di beni, servizi o lavori da parte della p.a., la quale acquisisce un bene o un servizio attingendoli all’interno della propria compagine organizzativa senza ricorrere a “terzi” tramite gara (così detta esternalizzazione) e dunque al mercato in guisa da consentire un “affidamento diretto”.
La giurisprudenza sia europea che domestica hanno progressivamente declinato l’istituto, ed a tale solco interpretativo si è poi ispirato il legislatore con una serie di interventi che, spesso caotici, hanno reso più complessa la perimetrazione del concetto giuridico
In tal guisa è stato ritenuto che l’amministrazione pubblica (soggetto aggiudicatore per definizione) possa procedere all’affidamento “diretto” del servizio ad una società partecipata in presenza di specifiche e speciali condizioni (soggette a rigorosa verifica) – è che, conseguentemente, configurano un’eccezione alle regole generali del diritto comunitario, vanno peraltro interpretati restrittivamente (Corte di Giustizia CE, sentenza 6 aprile 2006, Causa C-410/04, punto 26)m- quali:
A) la dipendenza strutturale del soggetto (finanziaria, organizzativa gestionale) rispetto all’amministrazione aggiudicatrice e, quindi, la possibilità di un effettivo controllo dell’amministrazione sul gestore del servizio equiparabile a quello esercitabile sui propri organi (longa manus);
B) l’espletamento dell’attività economica oggetto del servizio pubblico ad un livello dimensionale in guisa da risul¬tare, in via di fatto, di prevalente e circoscritto beneficio dell’autorità controllante.
I richiamati paremetri, ritenuti due parametri essenziali per potersi ricorrere legittimamente ad affidamenti mediante “in house providing” sono stati puntualmente delineati dalla Corte di Giustizia CE (cfr. la nota sentenza 8 novembre 1999, in causa C-107/1998, tra Teckal S.r.l. e Comune di Viano).
La richiamata pronuncia precisa, infatti, (punto 50) come in linea di principio, la stipulazione di un contratto tra da una parte, un ente locale e, dall’altra, una persona giuridicamente distinta da quest’ultimo, possa avvenire diversamente (dall’affidamento con gara n.d.r. ) solo nel caso in cui, nel contempo, l’ente locale eserciti sulla persona di cui trattasi un controllo analogo a quello da esso esercitato sui propri servizi e questa persona realizzi la parte più importante della propria attività con l’ente o con gli enti locali che la controllano.
Giova altresì ricordare che la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, come ricordato richiamata da quella domestica, anche costituzionale ha modulato qualificato la relazione che deve intercorrere tra p.a. affidante è soggetto affidatario come di “controllo analogo”, mente avuto riguardo al piano funzionale, ha qualificato le relazioni tra il secondo e la prima affinché possano sussistere tali elementi nel rapporto tra ente affidante e soggetto affidatario “in house” come “attività prevalente” (Corte di Giustizia CE, Sez. I, sentenza 11 gennaio 2005, in Causa C-26/03
In tal guisa, quindi, il rapporto tra un’autorità pubblica, che sia un’amministrazione aggiudicatrice, ed i suoi servizi sottostà a considerazioni e ad esigenze proprie del perseguimento di obiettivi di interesse pubblico. Ne discende, conseguentemente, che qualsiasi investimento di capitale privato in un’impresa obbedisce a considerazioni proprie degli interessi privati e persegue obiettivi di natura differente (Corte di Giustizia CE, Sez. I, sentenza 6 aprile 2006, in Causa C-410/04). Da ciò si è fatto altresì discendere che la “partecipazione, ancorché minoritaria, di un’impresa privata nel capitale di una società alla quale partecipa pure l’autorità pubblica concedente esclude in ogni caso che la detta autorità pubblica possa esercitare su una tale società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi” (Corte Giustizia C, Sez. III, sentenza 10 settembre 2009, Causa C-573/07).
Tornando la progetto di finanziaria regionale va ricordato che nella proposta di acquisizione di IRFIS da parte della Regione non vi è stata alcuna preclusione al mantenimento della licenza bancaria che ne costituiva un elemento qualificante di rilievo.
Tuttavia, acquisita la disponibilità di Unicredit a vagliare alcune ipotesi di partnership nel trasferimento della partecipaIone del gruppo, seppur per un limitato periodo, si e’ avviata laricerca di partner bancari e privati, dotati dei necessari requisiti di onorabilità e professionalità, per l’ingresso nel capitale di IRFIS. La ricerca, purtroppo, non ha portato alcun risultato positivo. Sicché il Gruppo proprietario di oltre il 70% del capitale ha ritenuto di prospettare l’operazione che avrebbe condotto al permanere delle attività finanziarie di IRFIS o, in alternativa, di procedere alla incorporazione dell’intermediario. Determinazione che avrebbe penalizzato pesantemente la Regione e fatto scomparire l’istituto.
In aggiunta, la cessione del ramo crediti a medio lungo termine al Gruppo Unicredit non ha comportato alcuna penalizzazione alle imprese siciliane trattandosi di impieghi a condizioni di mercato che lo stesso Gruppo continua a garantire e ad erogare sul territorio. La cessione dei mediocrediti agli intermediari dotati di reti bancarie diffuse nel territorio in grado di svolgere il monitoraggio continuo degli investimenti è un percorso evolutivo già avvenuto nel sistema bancario da alcuni anni (Mediocredito Centrale, Artigiancassa). L’offerta di credito complessiva in Sicilia da parte del sistema bancario ammonta a circa 57 md. di euro e si è ritenuto che l’IRFIS avrebbe potuto svolgere al meglio la propria missione impegnandosi maggiormente sulle misure volte al rafforzamento delle imprese e per metterle in grado di sostenere un maggior debito per gli investimenti e per le commesse produttive.
Il CdA di IRFIS nella seduta del 16 dicembre 2010, ha approvato il progetto di riorganizzazione dell’IRFIS che prevedeva la trasformazione della natura di IRFIS da banca a società finanziaria.
Ciò anche a seguito di una lettera d’intenti firmata da Unicredit Spa e Regione Sicilia.
In data 1° giugno 2011, è stata perfezionata la cessione da IRFIS a Unicredit del ramo d’azienda relativo al business dell’attività bancaria.
Nella stessa data, previa autorizzazione della Banca d’Italia, l’IRFIS si è trasformata in “società finanziaria specializzata in attività di credito agevolato ed erogazione di Fondi regionali”.
Di conseguenza è stata iscritta dalla Banca d’Italia nell’elenco generale ex art. 106 TUB e nell’elenco speciale ex art. 107 TUB.
In data 19 maggio 2011, è stato avviato l’iter per la riduzione del patrimonio netto (capitale sociale e riserve) per € 87.047.773 ritenuto esuberante rispetto al nuovo oggetto sociale e da attribuire ai soci in proporzione alle quote possedute.
Tale processo si è concluso recentemente,
La compagine sociale era così costituita.
Socio
Partecipazione Unicredit 76,26%
Regione Siciliana 21,00%
Altri azionisti 2,74%
Totale 100,00%
Gli altri azionisti hanno deciso di esercitare il diritto di recesso a seguito della conclusione del processo di trasformazione di IRFIS da banca a società finanziaria ex art. 107 TUB.
La nuova denominazione della società è stata così individuata in IRFIS Finanziaria per lo Sviluppo della Sicilia Spa.
La sopra richiamata lettera d’intenti faceva riferimento alla volontà della Regione Sicilia di dotarsi di una propria Finanziaria Regionale così come hanno fatto le altre Regioni d’Italia adottando come modello di governance il modello Finlombarda Spa, Società Finanziaria della Regione Lombardia posseduta al 100% dalla Regione Lombardia.
L’ultima compagine sociale mista era quindi costituita da Unicredit Spa e da Regione Sicilia.
Per potere quindi realizzare una propria Finanziaria Regionale, la Regione ha così manifestato la volontà di acquisire la parte del capitale sociale post riduzione deliberato dall’Assemblea Straordinaria degli azionisti del 19 maggio 2011 in quota Unicredit SpA.Le parti hanno così affidato ad un perito esterno il compito di effettuare la valutazione economica del patrimonio sociale dell’IRFIS post riduzione attraverso perizia giurata.
Per cui sulla base di tale indicazione le parti hanno perfezionato un accordo che prevedeva la fuoriuscita di Unicredit Spa dalla compagine sociale di IRFIS e l’acquisto da parte della Regione Siciliana della relativa quota di pertinenza, in guisa dada rendere quest’ultima unico azionista di IRFIS Finanziaria per lo sviluppo della Sicilia Spa.
Lo sforzo della Regione si è concentrato sulla riorganizzazione interna e sul potenziamento delle agevolazioni alle imprese al fine di disporre un veicolo finanziario agile e allo stesso tempo efficace per il settore produttivo siciliano come già altre Regioni hanno saputo realizzare.
Adesso l’IRFIS, configurata come partecipata regionale al 100% e dotata di un’organizzazione interna adeguata, è pronta a gestire ulteriori fondi ed agevolazioni in grado di creare benefici e sviluppo per le imprese, consentendo alla Regione di poter utilizzare uno strumento finanziaria di sostegno all’economia dopo le controverse vicende di SOFIS S.p.a. ed ESPI, la cui liquidazione si trascina da più di un decennio.
Il requisito prudenziale del patrimonio di vigilanza a cui deve sottostare l’Istituto consente di assolvere al meglio la copertura dei rischi dell’operatività finanziaria e di fornire una migliore copertura alla banche e ai terzi nell’assunzione dei rischi. Si pensi alle garanzie rilasciate e alla possibilità di emettere obbligazioni, prerogative che continuano a sussistere in capo ad IRFIS anche senza la licenza bancaria. Il regime di società finanziaria garantisce inoltre i migliori standard di compliance, trasparenza e di governance richiesti dalle autorità bancarie di vigilanza.
La dotazione finanziaria attuale consente già ad IRFIS nel triennio 2012-2014 senza interventi aggiuntivi l’autosostenibilità economica. Inoltre, la dotazione di fondi regionali esistenti in gestione ma in una certa misura obsoleti e inefficaci da alcuni anni, puo’ essere in parte e sin da subito utilizzata per la realizzazione di strumenti innovativi per le imprese come ad esempio le Tranched cover, le cartolarizzazioni sintetiche in grado, attraverso i confidi di attrarre liquidità e generare effetti leva su nuovi impieghi di circa 18-20 volte l’importo stanziato nel fondo gestito da IRFIS.
Ulteriori modalità di utilizzo di fondi già esistenti in gestione presso l’IRFIS, con opportuni e semplici interventi di legge, consentono senza sforzi di creare strumenti a garanzia diretta a prima richiesta che al pari delle Tranched cover rappresentano delle concrete opportunità per l’accesso al credito per le imprese .
Sarebbe riduttivo accontentarsi di questo. Come indicato, la macchina operativa di cui ora dispone la Regione incorpora già il modello funzionale più adatto ad operare nel particolare contesto economico regionale e a recepire tutti gli strumenti di finanza innovativa per le imprese. IRFIS è un progetto appena avviato ma che sta già camminando velocemente. In queste ore si stanno veicolando verso le misure agevolative gestite da IRFIS una parte delle risorse del fondo di 86 ml. di euro messo a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti per consentire alle imprese un miglior accesso al credito bancario.
In concomitanza con la presentazione degli Osservatori regionali sul credito non si è omesso di evidenziare le patologie dell’offerta creditizia in Sicilia. Tali patologie, pur presenti nei tassi di interesse (solo in alcuni casi superiori a quelle di altre sorti del Paese), ma sopratutto sul piano delle garanzie.
I tassi di interesse applicati ai comparti di attivita’ economica in Sicilia continuano a mostrare una marcata differenza rispetto alle altre aree, soprattutto nel settore industriale (6,81%), che denota rispetto al dato nazionale, una divergenza pari a 2,23%, mentre l’edilizia fa rilevare un tasso superiore dello 0,64% e i servizi dell’1,15%. Questa analisi sui servizi bancari in Sicilia redatta dall’Osservatorio regionale sul credito evidenzia che l’imprenditoria sana e desiderosa di rischiare ha bisogno di misure di sostegno sul versante del ricorso al credito e l’assessorato all’Economia intende fare la sua parte con interventi mirati e con l’attivita’ di controllo e vigilanza, compito che svolge periodicamente proprio l’Osservatorio regionale sul credito.
Nella Regione i tassi applicati continuano a risultare superiori al dato medio nazionale (operazioni a revoca: Sicilia 7,52% – Italia 5,31% – operazioni a scadenza: Sicilia 3,73% – Italia 3,37%). I dati evidenziano che i tassi attivi per i finanziamenti applicati al settore dell’industria (6,81%) hanno registrato un aumento piu’ consistente rispetto alle altre aree del confronto.
Altro aspetto delicato riguarda l’incidenza delle garanzie richieste che e’ aumentata in tutte le aree geografiche confrontate; in Sicilia tale aumento ha determinato un rapporto del 47,36%, tra credito accordato e garanzie richieste. La consistenza delle garanzie e’ sempre troppo elevata, sia rispetto alle altre regioni che al dato medio nazionale (16,45). Il sistema bancario regionale usufruisce di un importante apporto dai confidi, che in finanziaria stiamo rafforzando.
IRFIS Finsicilia: da un lato concorrerà con gli strumenti normativi esistenti e con quelli che il Parlamento vorrà fornire a sostenere il sistema dei consorzi fidi siciliani, rafforzando la capacita delle imprese, potrà costituire il perno del sistema di finanziamento alle pmi in raccordo con CRIAS ed IRCAC e nella prospettiva dell’auspicata razionalizzazione di detto sistema. Dall’altro si atteggia come una forma moderna ed innovativa di incentivazione dell’economia che potrà peraltro utilizzare la Sgr che in questo momento e’ inserita nella procedura relativa al Gruppo Cape e nel contempo rafforzare le sinergie con Sviluppo Italia Sicilia s.p.a.
Va poi ricordato, al fine di concludere il pur sintetico percorso ricostruttivo delle vicende del passaggio da ente creditizio a società finanziaria di IRFIS s.p.a., che il 10 gennaio 2012 e’ stato sottoscritto a Palermo il contratto di cessione del pacchetto di maggioranza del 76,26% di Irfis, l’Istituto per il Mediocredito siciliano, da UniCredit in favore della Regione Siciliana, in esecuzione delle intese sulla riorganizzazione delle attivita’ e della compagine azionaria dell’istituto che ha svolto attivita’ di mediocredito, raggiunte con la lettera d’intenti sottoscritta il 26 ottobre 2010 tra il Banco di Sicilia, la Capogruppo UniCredit e la Regione Siciliana.
Divenuta ad intera partecipazione regionale il 30 gennaio 2011 l’assemblea sociale ha approvato il nuovo statuto ed eletto il consiglio di amministrazione interamente indicato dalla Regione.
Palermo, 1.2.2012