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Il contenimento spesa pubblica regionale e la sua revisione

di
Gaetano Armao

La debole situazione economica regionale nel contesto della congiuntura economica nazionale ed europea (per il nostro Paese “il 2012 non potrà che essere un anno di recessione per le incertezze finanziarie e le drastiche pur se indispensabili misure di correzione del bilancio pubblico”), risulta appesantita dai gravi limiti imposti dallo Stato alla Regione siciliana.
Delle difficoltà dell’Isola non si e’ tenuto conto nella determinazione dei tagli decisi dal Governo nazionale che ha ripartito il contributo richiesto alle Regioni sulla base di un mero calcolo aritmetico, senza tenere in adeguato conto le diversità economiche e sociali delle realtà territoriali, con ciò penalizzando fortemente la Sicilia”.
A confermare tale tesi si richiama l’attenzione sull’ultimo rapporto della Banca d’Italia che ha evidenziato ‘come la crescita delle Regioni meridionali sia stata inferiore agli obiettivi che le politiche regionali si erano posti, permane l’interrogativo se la responsabilità del mancato conseguimento degli obiettivi di crescita (….)in Sicilia, sia da attribuire solo alle politiche regionali e non anche condizionato dalle politiche nazionali”.
Negli ultimi anni (e, in particolar modo, nel triennio 2010/2012) la Regione ha adottato una politica di bilancio rigorosa, dettata da una forte disciplina che ha consentito una riduzione della spesa corrente riconducendola al livello del 2000.
Sono stati conseguiti risultati attraverso riforme strutturali nei settori della sanità, dei rifiuti, della formazione, dell’organizzazione amministrativa (drastica riduzione apparati), della razionalizzazione delle società partecipate (da 34 a 14), della gestione della quiescenza (istituzione del fondo pensioni).
Vanno, inoltre, evidenziate altre importanti misure: l’adesione della Sicilia (unica Regione a statuto speciale) alla sperimentazione del nuovo bilancio europeo; la regolazione ed applicazione della spending review; l’applicazione, ancor prima dello Stato, del contenimento della spesa degli enti e delle società partecipate (prevedendo tetto al numero ed agli emolumenti di amministratori e dirigenti – ci sta provando adesso anche lo Stato con il Commissario Bondi – la riduzione di organici e apparati di governo, tetto a numero e remunerazioni di consulenze, riduzione auto e spese istituzionali); l’introduzione del sistema di monitoraggio sul fabbisogno finanziario e rinegoziazione dei contratti derivati (unica regione del Mezzogiorno) e (su proposta in commissione Bilancio) la soppressione del privilegio della legge 104 ‘alla siciliana’.
Molte misure sono state adottate tra l’estate e l’autunno 2011, con impatto limitato in quell’anno ed i cui effetti potranno vedersi in pieno solo nel corso del presente esercizio finanziario.
Certo non può tacersi che molte altre misure di riequilibrio finanziario e forte compressione della spesa – che il Governo regionale ha più volte proposto hanno trovato le fortissime spinte contrarie di interessi corporativi e di gruppi alla ricerca di rendite di posizione, circostanza questa recentemente stigmatizzata dalla Corte dei Conti con le parole conclusive del suo Presidente in occasione della parifica del Rendiconto della Regione per l’anno 2011.
La spending review, che abbiamo regolato ed applicato per primi tra le regioni, ha già prodotto i primi effetti sulle spese per trasporti (quasi 350 milioni) ridotte drasticamente per razionalizzare un settore dove i trasferimenti erano cresciuti, in alcuni casi, di quasi il 300%. Adesso va estesa a tutto il bilancio.
Ma non ci sono soluzioni alternative, occorre procedere al contenimento di spese di una Regione che per decenni ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità.
Nelle considerazioni della Corte dei Conti in occasione della recente parifica risulta poi confermata la linea del confronto aperto dal Governo regionale con il Governo nazionale sull’autonomia finanziaria ed il rafforzamento del riequilibrio finanziario.
Non si tratta di una proposta di tutoraggio statale, ma solo il rafforzamento di un percorso di confronto già intrapreso dal Governo regionale su iniziativa del Presidente.
Da qualche settimana – e dopo oltre quaranta anni di inerzie – e’ già insediato il tavolo di confronto sull’autonomia finanziaria regionale ed il federalismo fiscale che redigerà anche il patto per il consolidamento del riequilibrio finanziario
Per quanto riguarda gli equilibri di bilancio va ricordato che essi sono pesantemente influenzati da:
• l’andamento negativo della economia che ha determinato, tra l’altro, una pesante contrazione delle entrate del bilancio della Regione,
• la difficoltà di ulteriore contenimento della spesa per via delle rigidità della stessa legate ad obblighi contrattuali e ai costi del personale ed alle scelte delle precedenti legislature.
Altre rilevanti cause di criticità sono derivate da:
• le ingenti anticipazioni regionali sulle misure FAS che lo Stato non ha finanziato (circa 700 mln),
• le anticipazioni ai comuni connesse all’emergenza finanziaria e sanitaria del settore rifiuti (sono stati rilevati debiti di questi verso gli ATO per oltre 1mld),
• il mancato trasferimento di circa 700 mln del cofinanziamento sanitario, nonostante il raggiungimento degli obiettivi di riequilibrio del settore in Sicilia,
• l’omessa attuazione delle assegnazioni di gettito connesse al federalismo fiscale (riconosciuti invece alle Regioni a statuto speciale del nord), a fronte delle riduzioni già poste in essere dei trasferimenti verso la Regione e gli enti locali siciliani (oltre 1,5 mld),
• l’aumento della spesa per investimenti di compartecipazione alla spesa europea per accrescere gli impieghi di fondi comunitari.
Il debito, che raggiunge quota 5,3 miliardi – di dimensioni sostenibili per una Regione ha un bilancio da 27 miliardi – in gran parte si e’ formato nelle precedenti gestioni di governo ed e’ sottoposto ad una gestione attiva e monitoraggio (si veda il periodico Bollettino sul fabbisogno finanziario regionale).
Il mutuo da 2,5 md stipulato nell’ottobre 2008 ha riguardato i debiti del settore sanitario del periodo 2000-2007, sicché sull’intero stock di debito questa legislatura ha influito per circa 1,5 md, mentre la restante parte (oltre il 75%) e’ relativa ad indebitamento generato dalle precedenti.
Va, poi, ricordato che la natura delle controparti del debito a carico della Regione e’ istituzionale essendo rappresentata per circa il 96% dal Ministero dell’Economia e le Finanze, Cassa depositi e Prestiti e BEI e che la componente a tasso fisso rappresenta l’83,4% dell’esposizione debitoria.
L’azione di risanamento avviata dal governo regionale e’ ineludibile e va rafforzata puntando ad un deciso recupero di credibilità’ della Sicilia non solo sul piano contabile e finanziario, ma sopratutto istituzionale che dovrà fare i conti con la “costituzionalizzazione” del pareggio di bilancio (nuovo art. 119 Cost.).
Solo con i ‘conti in regola’ la Sicilia potra’ affrontare il difficile cammino di uscita da una grave crisi economica mondiale ed essere, cosi’, protagonista della ripresa del nostro Paese.
Le superiori considerazioni, unitamente all’implementazione delle attività di revisione della spesa intraprese a livello nazionale e regionale, impongono pertanto di adottare ulteriori misure non più rinviabili in tema di contenimento della spesa pubblica.
Palermo, 3 luglio 2012

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