di Gaetano Armao
La Corte costituzionale con la sentenza n.145 del 2014 (Pres. Silvestri, rel. Carosi) ha ritenuto che il maggior gettito tributario riscosso nell’anno 2013 in Sicilia sulla base del decreto-legge 43/2013 non può essere riservato allo Stato ed usato per incrementare un fondo destinato ad interventi strutturali di politica economica.
E’ stato così accolto il ricorso regionale perché tale destinazione “identificandosi con le finalità generali di istituzione del fondo stesso al cui incremento è volta, non può considerarsi specifica’. E ciò “rende quindi la devoluzione erariale del maggior gettito non conforme allo statuto speciale ed alle relative norme di attuazione”.
La sentenza riconosce quindi risorse finanziarie aggiuntive sulla base delle prerogative dello Statuto.
Finalmente, dopo un sussulto di dignita’ del governo Crocetta, che abbiamo a lungo invocato, e’ stata impugnata una legge dello Stato lesiva dell’autonomia finanziaria della Sicilia e la Corte ci ha dato ragione.
Si tratta di un pronunciamento favorevole in uno dei pochissimi ricorsi costituzionali proposti da questo Governo regionale – e con gran travaglio in Giunta, mi risulta, ma basta consultare i verbali -, sulla base della decisa proposta della Direzione finanze, alla quale va quindi il plauso.
La sentenza si iscrive nella linea di tante pronunce favorevoli del Giudice delle leggi ottenute nella precedente legislatura e che hanno portato centinaia di milioni che oggi rafforzano il bilancio regionale (l’ultima la 241/2012).
La sentenza dimostra che nonostante le inerzie di Crocetta (vogliamo parlare delle vergognose vicende del mutuo da 1 miliardo?), che hanno fatto perdere ai siciliani ingenti risorse non avendo impugnato per tempo disposizioni statali vessatorie per la Sicilia; quando viene adita con argomenti la Corte ci da ragione.
Una gestione dell’autonomia speciale con la ‘schiena dritta’ , quindi, paga. Ma dalle sale di Palazzo d’Orleans non pare si siano levate nelle ultime ore voci esultanti sull’esito del giudizio costituzionale, il che la dice lunga sulla consapevolezza dell’iniziativa.
Il presidente della Regione sia adesso conseguenziale ed impugni il decreto legge n.66/2014 (quello sui famigerati 80 euro) nella parte in cui riversa sulle casse regionali (affamando così molti lavoratori siciliani) gli oneri per la misura che ha consentito a Renzi di ottenere un risultato elettorale per molti aspetti ‘ad effetto’.
Tanti, e non a torto, hanno definito questa iniziativa populistica, certamente e’ dannosa per la Sicilia perché toglie più di quel che da.
Facile fare le promesse a questo prezzo …. sopratutto se si incontrano presidenti di regione con il ‘cappello in mano’, pronti ad eseguire i desiderata di Roma.
Vedremo poi cosa accade oggi in Senato con la riforma costituzionale di cui parlavamo ieri….
A Renzi occorre spiegare, e lo fa bene la Corte costituzionale (certamente meglio della la politica siciliana) che l’autonomia siciliana non si tocca.
E se non ci pensa Crocetta lo faremo noi…magari con un tweet #renzilasciaperdere.